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Il mondo non ascolterà. Simone Misi 2008

Ne “il mondo non ascolterà” il Reverendo Stone chiama in causa il Corano, la Bibbia, Lou Reed, la Poesia, i Lego, la Storia, la Politica, la Nutella, Jeeg Robot, Antonin Artaud, Paolo Conte e infiniti altri nomi e mondi. E’ difficile fare ordine, e forse anche inutile. Sono affollatissime queste pagine, colme di citazioni e suggestioni, eppure c’è spazio anche per la solitudine, c’è spazio (e verbo) per un Io Lirico che (anche suo malgrado) resta al centro del racconto. I “luoghi” hanno altresì un peso decisivo in questa raccolta. Territori della memoria, dell’infanzia (dei “magnifici anni ’80”), e luoghi emotivi, dove la geografia e i sentimenti trovano una declinazione comune (è il caso di una Berlino viva e vivida, che qui è madre e matrigna, amante pericolosa e seducente). E’ provocatoria questa scrittura, talvolta crudele, e fin dall’inizio contraddittoria laddove nell’Incipit il Reverendo Stone celebra l’inutilità delle parole, convinto (e convincendo) che il mondo, appunto, non ascolterà. Che le parole (e la poesia) non basteranno… L’ironia, e anche più spesso il sarcasmo, attraversano questa silloge. Una sorta di disincanto nei confronti del mondo fa da contrappunto ad un romanticismo quasi stoico, a una visione dell’artista e dell’arte per certi versi “radicale”. Questi scritti tratteggiano il profilo di un Io Lirico indisposto verso il “potere” nell’accezione più ampia possibile del termine, rabbioso verso i potenti, piccoli o grandi che siano. E’ un mondo questo “alla rovescia” dove, sottolinea l’autore, è importante perlopiù la forma, l’apparenza. E allora, in quest’ottica, la poesia del Reverendo Stone è “contro-poesia” laddove ricusa le regole e le imposizioni del quieto apparire (e vivere), laddove rifiuta appartenenze e perfino parentele, seppure la musica, la letteratura e più in generale l’humus dell’autore sembra legato perlopiù ad outsider, a figure controverse e a movimenti di rottura e avanguardia. Vale la pena altresì sottolineare che in queste pagine si respirano atmosfere fortemente (ed esplicitamente) Orwelliane e che il Grande Fratello nel tempo della scrittura del Reverendo Stone non è letteratura, nè ricordo, nè intrattenimento. Il Grande Fratello, leggiamo, è qui e ora. Ma non c’è solo decadenza o disincanto (o rabbia e violenza). Tra le pieghe di questo racconto si scorge difatti anche una tenerezza inaspettata per sè e per gli altri, per un tempo mitico che corrisponde all’infanzia, ai magnifici anni ’80. Un tempo in cui rifugiarsi, ogni volta che piove…
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